Definire lo youth work digitale – #DDYW – Conferenza Europea a Oulu, Finlandia
Ho trascorso qualche giorno per #DDYW a Oulu, Finlandia, in quello che mi sembrava un paradiso.
Non per la natura incredibile, per il silenzio, per gli alberi di betulla sulle sponde del mare, per la luce luminosa del nord che ancora splendeva lottando con la venuta dell’autunno (e subito dopo, certo, winter is coming, lo sappiamo tutti).
Era un paradiso perché ho trascorso alcuni giorni a parlare e sperimentare la cosa che mi interessa di più: lo youth work digitale.
Ho incontrato persone interessate allo stesso argomento, già attive sullo stesso argomento, che fanno cose incredibili sullo stesso argomento; ho condiviso quello che faccio io, ho imparato tantissimo, ho raccolto un sacco di contatti superinteressanti, e soprattutto, ho aumentato la speranza nella possibilità di qualche cambiamento, qualche aggiornamento del modo in cui immaginiamo l’educazione su/con tecnologie e media digitali.
Solo una parola su… la parola: youth work è l’amplissima gamma di pratiche, metodi, interventi, servizi, proposte, attività, ecc, che sono usati lavorando con i giovani fuori dalla scuola. E se mi conoscete anche solo un po’, saprete che qui bisogna aggiungere: e tutti ci auguriamo che prima o poi la scuola impari qualcosa da questo.
La conferenza
La conferenza #DDYW è stata organizzata da CIMO Finlandia e finanziata dal programma Erasmus + (…e che cosa mai avrebbe fatto di buono l’Europa per noi, eh? beh, un sacco di roba, gente – basta guardarsi intorno e cogliere qualche opportunità, ce ne sono a mazzi!). Un gruppo di animatori giovanili finlandese e alcuni altri colleghi di diversi paesi europei, circa 30 in totale, hanno trascorso 3 giorni interi discutendo, ascoltando e proponendo modelli, approcci, esperienze, scambiandosi idee per attività e progetti a venire, e qualcuno ha avuto anche il tempo per un po’ di sauna. Non io purtroppo, avevo dei punti per una piccola operazione alla spalla e i dottori hanno detto che non vanno molto d’accordo con le saune…
Sono stato molto felice di incontrare il team quasi al completo dei miei colleghi formatori di Dig-It Up! 2015 là (Dig-It Up! è il corso di formazione che abbiamo progettato esattamente per formare gli youth workers su come mescolare strumenti digitali con il loro lavoro di tutti i giorni , le attività all’aria aperta ecc). C’era anche una delle partecipanti, Nadine, dal Lussemburgo, e nel frattempo è diventata la responsabile del primo makerspace pubblico in Lussemburgo. Direi che questo sì che è avere un impatto con un corso di formazione… 😉
Il contenuto
La conferenza non è stata esattamente progettata utilizzando standard di educazione non-formale, come dovrebbe essere in questo caso – essendo una attività finanziata da Erasmus +, e questo mi ha deluso un po’ – oddio, essendo una conferenza non mi aspettavo giochi di gruppo e metodi attivi in ogni sessione, ma un più ampio spazio dedicato alla condivisione di conoscenze ed esperienze dei partecipanti sarebbe stato davvero prezioso.
Solo un paio di turni da 45 minuti sono stati dedicati alla condivisione delle buone pratiche, e un pezzo di Dig-It Up! , Brian the Onion è stato selezionato e presentato in quello spazio. Se vi state chiedendo cos’è, posso dirvi che è un semplice gioco di storytelling che utilizza foto su instagram e hashtag per raccontare la storia di un giorno nella vita di Brian, che è… una cipolla, dipinta e travestita da persona. L’abbiamo progettato per Dig-It Up! e… a quanto pare è ancora efficace!
Alcuni dei keynote della conferenza erano onestamente un po ‘ noiosi e non molto ricchi di contenuti, ma altri erano semplicemente eccezionali, soprattutto quelli che trattavano di videogiochi nello youth work, e possibili piattaforme di eParticipation.
Un’altra parte che ho seguito con molto interesse è stato il dibattito sulla definizione di youth work digitale a livello europeo, che ha dato nome alla stessa conferenza #DDYW.
Tutti gli interessati all’educazione e alfabetizzazione digitale intanto dovrebbero sicuramente leggere e discutere il Riepilogo dello youth work digitale definito da Verke, l’organizzazione (ufficialmente parte del comune di Helsinki) responsabile della formazione operatori tutta la Finlandia proprio sullo youth work digitale, in numero di 2000 all’anno. La stessa esistenza di un ente pubblico come Verke è qualcosa di incredibile ai miei occhi, e una volta che si arriva a conoscere il loro lavoro, lo è ancora di più! Mi hanno detto che l’ultima guida che hanno pubblicato è intitolata più o meno Come organizzare un lan-party nel tuo centro giovani. Qualcuno direbbe: 92 minuti di applausi – io mando il mio big-up a Suvi e tutta la banda, e intanto penso allo youth worker medio in Italia, domandandomi se sappia anche solo cos’è un lan-party…
Verke è anche coinvolta in un libro che ho ricevuto un anno fa da un altro partecipante a Dig-It Up! ., Panu: si intitola Game Educators’ Handbook. dato che noi tutti sappiamo che il mondo è un pianerottolo, questo non dovrebbe stupire nessuno, ma… wow che sincronicità! E che collegamento, per iniziare a parlare dell’altro grande apprendimento a #DDYW : il gaming.
Se leggete questo blog, dovreste sapere che il gaming è uno degli ingredienti principali qui. Parliamo spesso di videogames, gamification ecc.
Quindi potete immaginare che piacere scoprire il lavoro (e l’esistenza stessa) di GameOverHate: un’organizzazione interessantissima fondata in Austria e attiva in Germania, con cui Martin affronta temi super pesanti come abuso, hate speech, aggressioni a sfondo sessuale e lavora per prevenire la loro diffusione nella comunità dei gamers. Ho partecipato alla sua presentazione e scoperto un modo semplice per utilizzare giochi single-player come strumento per la socializzazione: basta fare come abbiamo fatto noi quando avevamo 13 anni a casa dei miei genitori, e giocare tutti insieme, darsi suggerimenti, supportare chi sta giocando in quel momento, discutere di strategie e dell’intero gioco insieme, e così via. Se noi abbiamo risolto così l’originale Karateka su un vecchio Apple II ai tempi, tutto è possibile! A proposito, abbiamo sperimentato il metodo giocando a FEZ, che è un piccolo gioco che amo, soprattutto dopo aver visto il bellissimo documentario (anche) sul suo sviluppo.
Un keynote che ho seguito con grande interesse è stato quello sugli eSports. Questa è roba seria dappertutto, adesso, e a #DDYW hanno capito che è davvero il momento di considerarla degna di attenzione da parte del mondo dell’educazione (non-formale), come fanno in Finlandia, dove, più che altrove, sembrano aver imparato qualcosa, per esempio, da eventi come DreamHack. Mentre lo youth worker medio nel mio Paese è ancora lì a chiedersi se i videogiochi possano e debbano essere ammessi in un centro giovani, loro stanno sviluppando metodologie e approcci per includerli nel modo corretto, e usarli come strumenti di protagonismo giovanile e crescita. Fantastico!
Dopo #DDYW
Come ho detto, mi sarebbe davvero piaciuto avere più interazione e condivisione tra i partecipanti, perché ho imparato di più in questi momenti condivisione. Mentre tornavo a casa, non riuscivo a smettere di pensare alle incredibili opportunità che stiamo perdendo qui, alimentando questa stupida divisione tra digitale e youth work e mantenendola viva nel nostro cervello. E non è, come molti mi hanno detto quando sono tornato, solo perché la geografia della Finlandia è difficile e hanno bisogno di stare online per essere collegati con qualcun altro. È perché in questi decenni abbiamo assistito ad uno dei cambiamenti più radicali nella storia dell’umanità, e non possiamo far finta di non averlo visto. Così stanno arrivando nuovi corsi di formazione, nuovi concetti sono stati sviluppati in queste settimane, un nuovo coderdojo è appena nato nella mia città (e questo è uno scoop… :)) e nuovi piani per lavorare nelle scuole e con gli insegnanti vengono scritti. Sono nato pronto!